Cervelli italiani in fuga: nuove regole per chi rientra COSMO italiano 08.01.2024 21:15 Min. Verfügbar bis 07.01.2025 COSMO Von Luciana Caglioti


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Cervelli in fuga: nuove regole per chi rientra

Stand: 08.01.2024, 16:33 Uhr

di Luciana Caglioti, Enzo Savignano e Cristiano Cruciani

Il governo Meloni ha dimezzato le tasse per chi rientra in Italia ma solo se ha una laurea, Enzo Savignano ci spiega le nuove regole. Sulle politiche per il ritorno dei cervelli in fuga abbiamo sentito Ennio Vial, esperto diritto tributario internazionale. L'intervista a Maurizio D’Ercoli, italiano che lavora a Monaco, impegnato per valorizzazione dei cervelli italiani all’estero.

impatriato

 Il nuovo decreto in vigore dal 1 gennaio 2024

La grande novità rispetto al passato è che il decreto si rivolge solo ai laureati, agli italiani all’estero che vogliono rimpatriare in Italia con almeno una laurea triennale. Solo per loro, se decideranno di rientrare in Italia nel corso del 2024, saranno valide le agevolazioni fiscali. Per tutti gli altri no, quindi tutti gli expat non laureati anche se richiesti esplicitamente da aziende, o anche lavoratori autonomi non avranno diritto ad alcuna agevolazione fiscale. Va sottolineato che le agevolazioni per chi rimpatria vengono ridotte rispetto all'ultimo decreto. Ricordiamo che nel 2019 il secondo governo di Giuseppe Conte aveva introdotto le agevolazioni più estese che addirittura introduceva esenzioni anche del 90% per chi decideva di rientrare in Italia e trasferirsi al Sud.

Il compromesso dopo le proteste degli expat

Giorgia Meloni

La premier Giorgia Meloni

Ad ottobre dello scorso anno sembrava che il decreto dovesse saltare chiudendo quindi al rientro degli italiani expat. Dopo le proteste della comunità italiana all’estero che ormai da oltre un decennio usufruiva di decreti che prevedevano agevolazioni fiscali per chi decideva di rimpatriare, le opposizioni avevano accusato il governo di aver preso una misura “boomerang”, controproducente per l’Italia e che finiva per favorire l’industria e le economie straniere, mentre l’Italia da tempo lamenta una grave carenza di esperti e specializzati in molti settori strategici.  Dopo una petizione presentata da italiani all’estero e rivolta a tutti i parlamentari italiani, il governo ha fatto un mezzo passo indietro decidendo di dare via libera, a partire dal 1 gennaio 2024, a un decreto che prevede agevolazioni fiscali rivolte solo a ricercatori e laureati.

Chi può beneficiare del nuovo decreto

Le nuove regole sono scattate dal primo gennaio 2024. Da quel momento, infatti, chi vuole rientrare con le nuove agevolazioni fiscali deve spostare la residenza fiscale da quella data in poi. Gli impatriati in possesso almeno di una laurea triennale se rientrano in Italia dopo il 1 gennaio 2024 devono impegnarsi a risiedere fiscalmente nel territorio italiano per almeno 5 anni e non devono risultare fiscalmente residenti in Italia nei 3 anni precedenti al 2024. Chi rientra può beneficiare per 4 anni di uno sconto del 50% delle imposte sui redditi non superiori ai 600 mila euro all’anno. Sono quindi esclusi dal decreto tutti coloro che guadagnano più di questa cifra, come i top manager. Altro requisito è l’alta qualificazione confermata dal possesso di almeno una laurea triennale Gli impatriati con  bambini a carico vedranno salire lo sconto fiscale dal 50% al 60%.

Altre agevolazioni per gli impatriati

Inizialmente si era anche detto che lo sconto avrebbe escluso chi rientrava rimanendo dipendente dell’azienda straniera nella quale lavorava anche su questo punto il governo ha deciso di rivedere la sua posizione. Quindi, i lavoratori italiani che ottengono dalle proprie aziende o gruppi di trasferirsi in Italia godranno del beneficio fiscale, ma devono aver risieduto all’estero per almeno 6 anni, che diventano 7 se lavoravano già in quella azienda prima di trasferirsi all’estero. Anche in questo caso però si tratta di lavoratori qualificati e con almeno una laurea triennale. L’attuale governo italiano insiste molto sul punto dei laureati perché in base a dati ufficiali negli ultimi anni fino al 2023 sono rientrati in Italia circa 24.450 italiani e di questi solo 1.800 erano ricercatori quindi la maggior parte dell’elitè lavorativa soprattutto tra i 30 e i 50 anni continuava a restare all’estero. Ora questo decreto, in teoria punta proprio a far rientrare questa categoria di lavoratori, relativamente giovane e altamente specializzata e qualificata.

Le statistiche sulla fuga dei cervelli

Secondo il principale istituto statistico ad ogni giovane straniero che arriva in Italia ne corrispondono 7,5 italiani che se ne vanno. Dal 2011 al 2021, 377mila giovani italiani sono emigrati verso Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Svezia e Svizzera. Ma se quest’ultimo decreto abbia sortito gli effetti desiderati e favorito il rientro di cervelli italiani specializzati e qualificati, lo si potrà capire solo alla fine di quest’anno quando sempre l’Istat fornirà i primi dati sui rimpatri.

La valutazione dell’esperto sul decreto

Ennio Vial, esperto di diritto tributario internazionale resta su posizioni molto critiche riguardo all’ultimo provvedimento legislativo del governo in Italia sul rientro dei cervelli. Secondo Vial limitare le agevolazioni fiscali solo ai laureati è un errore: “bisognava prevedere altri requisiti magari per particolari attività svolte all’estero”. Inoltre secondo Vial la nuova legge è molto complicata e comunque chi rientrerà in Italia avrà bisogno dell’aiuto o almeno di una consulenza legale e tributaria di un esperto.

La valorizzazione dei cervelli

Maurizio D’Ercoli, candidato +Europa alle elezioni politiche 2022, poi non eletto, ha presentato un programma basato sulla valorizzazione dei cervelli italiani all’estero. Attualmente lavora come manager per una compagnia assicurativa di Monaco di Baviera. “La legge sul rientro dei cervelli è un palliativo, quello che manca effettivamente all’Italia è più qualcosa di strutturale che non basterebbe neanche una legge, ovvero manca la meritocrazia, manca il merito”.