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Rifugiati: la Germania discute del modello Albania COSMO italiano 20.06.2024 21:27 Min. Verfügbar bis 20.06.2025 COSMO Von Filippo Proietti


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Rifugiati: la Germania discute del modello Albania

Stand: 20.06.2024, 18:00 Uhr

a cura di Filippo Proietti, Giulio Galoppo e Daniela Nosari

Nella Giornata del rifugiato in Germania non si discute di protezione internazionale ma di esternalizzare le procedure di asilo in un Paese terzo, per limitare gli arrivi, come ci spiega Giulio Galoppo. Favorevole l'Unione, mentre diversi esperti esprimono dubbi sulla fattibilità del "Modello Albania". Si guarda infatti all'Italia e al suo accordo con l'Albania: ma qual è il rapporto costi-benefici? Ne parliamo con Michele Vannucchi della fondazione OpenPolis. Altro tema scottante in Germania è poi l'espulsione in Afghanistan.

Kinder in einem Zelt in einem Flüchtlingslager bei Aleppo

Bambini in un campo rifugiati alle porte di Aleppo

Esternalizzare le procedure di asilo al di fuori dell'UE, in Paesi terzi

Nel corso della Conferenza dei Governatori dei Länder tenutasi oggi, 20 giugno, si è discussa la possibilità di poter esternalizzare le procedure d'asilo al di fuori dell'UE, in Paesi terzi. Lo scorso novembre, in occasione di un incontro tra governatori e il cancelliere Olaf Scholz (SPD), la ministra federale dell'Interno Nancy Faeser (SPD) era stata incaricata di esaminare questa possibilità.

Faeser si è rivolta a esperti, sia qui in Germania che all’estero, per esaminare la questione e questi esperti rimangono scettici rispetto alla fattibilità giuridica, ma soprattutto reale di un’esternalizzazione delle procedure d’asilo in Paesi terzi al di fuori dell’UE.

Tali procedure d'asilo sarebbero legalmente possibili, ma ci sono enormi ostacoli e molte questioni e problemi pratici. Occorre, per esempio, garantire che le procedure all'estero siano conformi alla legge, verificare se viene rispettato il principio di non respingimento verso un Paese in cui vi è il rischio di tortura, trattamenti inumani o gravi violazioni dei diritti umani. Inoltre, non c’è nessuna garanzia che questo tipo di procedura possa scoraggiare chi si mette in viaggio per chiedere asilo. Al termine della Conferenza, i governatori dei Länder hanno chiesto al Governo di elaborare comunque proposte concrete per soluzioni che vadano verso l'esternalizzazione delle procedure di asilo.

“Modello Ruanda”

Il “modello Ruanda” è quello approvato dal Parlamento britannico alla fine di aprile. Si tratta di un controverso piano di deportazione degli immigrati irregolari in Ruanda. Il piano autorizza la loro deportazione senza che la loro origine o la loro richiesta di asilo siano state preventivamente verificate. Le domande di asilo dei deportati saranno poi esaminate dal governo di Kigali. Se saranno accolte, i rifugiati avranno il diritto di rimanere nel Paese dell'Africa orientale e non potranno comunque tornare nel Regno Unito. Questo “modello Ruanda” britannico non è per il momento compatibile con le norme dell'UE. E, come sottolineano in molti, non sta funzionando.

“Modello Albania”

Il “modello Albania”, è quello approvato dall'Italia, che è il primo Paese dell'UE a pianificare procedure di asilo in un altro Paese. A novembre 2023 è stato raggiunto, infatti, un accordo con l'Albania per accogliere fino a 3.000 migranti alla volta. Secondo questo modello, i migranti soccorsi nel Mediterraneo verranno portati direttamente in Albania. A differenza del modello ruandese, sarà l'Italia a occuparsi delle procedure di asilo in loco con i propri funzionari, in conformità con le leggi italiane e dell'UE. Chiunque sia riconosciuto come bisognoso di protezione sarà quindi poi portato in Italia. I richiedenti asilo respinti, invece, verranno espulsi dall'Albania.

Le posizioni della politica tedesca

L’Unione CDU/CSU preme per il “modello Ruanda”. I Länder guidati dalla CDU/CSU sono, infatti, particolarmente propensi a consentire procedure di asilo in Paesi terzi al di fuori dell'Unione Europea. Il vicepresidente della CDU Jens Spahn, ad esempio, non vede ostacoli giuridici a questo approccio. Secondo Spahn l'unico ostacolo sarebbe la mancanza di volontà politica del governo federale.

Olaf Scholz und Nancy Faeser

Il cancelliere Olaf Scholz e la ministra dell'Interno Nancy Faeser

I Verdi e la SPD sono invece contrari a procedure d’asilo in Paesi terzi. Faeser sottolinea come, alla luce delle analisi degli esperti e dell’osservazione dei modelli già esistenti, la ricollocazione in Paesi terzi non porta a una riduzione reale del numero di richiedenti asilo. Lo dimostra, secondo Faeser, il modello italiano con l'Albania dove è stato concordato un limite massimo di 3.000 rifugiati, una percentuale molto piccola. Diversamente la pensa, invece, l’FDP che è favorevole e ritiene non ci si debba far scoraggiare dagli ostacoli che tale soluzione porta con sé.

L’opinione degli esperti

Dall'analisi dei documenti presentati da più di 20 esperti al Ministero emerge che quasi tutti nutrono seri dubbi su modelli di outsourcing come quelli promossi dal Regno Unito con il Ruanda o dall'Italia con l'Albania. Il motivo non è tanto legato a questioni legali quanto a costi e benefici: I centri per richiedenti asilo all'estero, concorda la maggioranza degli esperti, sono costosi e inefficienti. Solo un numero molto limitato di persone può essere infatti portato all'estero attraverso una struttura di questo tipo. Gli esperti mettono anche in guardia dalle gravi conseguenze etiche, politiche e legate alla tutela dei diritti umani di tali piani di ricollocazione.

La riforma del sistema europeo comune di asilo

A livello di UE, è stata da poco approvata una riforma del Sistema europeo comune di asilo (GEAS - Reform des Gemeinsamen Europäischen Asylsystems) che permette procedimenti di asilo al confine dell'UE, fornendo un quadro per gli accordi con i Paesi al di fuori dell'Unione Europea. Nuove soluzioni di ricollocazione dei richiedenti asilo devono, quindi, necessariamente tener anche conto di questa riforma e delle sue norme. Riforma che però non è ancora entrata in vigore.

Lettera-appello al cancelliere Scholz

In una lettera aperta, più di 300 organizzazioni hanno chiesto al Cancelliere e ai governatori dei Länder di respingere i piani di esternalizzazione delle procedure di asilo. Questi piani non funzionano nella pratica, sono "estremamente costosi" e rappresentano "un pericolo per lo Stato di diritto", si legge nella lettera.

Il trasferimento delle procedure "porterebbe prevedibilmente a gravi violazioni dei diritti umani", prosegue la lettera. Tra queste associazioni ci sono il Paritätischer Gesamtverband, Diakonie Deutschland, Sea-Watch e Terre des Hommes.

L’Italia e il “modello Albania”

L’accordo tra Italia e Albania, ratificato dal parlamento italiano lo scorso febbraio, prevede l’istituzione di due centri in Albania, uno per la primissima accoglienza (nella località di ShengHjin) e l’altro con funzioni di Hotspot e centro di permanenza e rimpatrio a Gjader.

I centri si trovano a circa 20 km l’uno dall’altro, nel nord del paese. Secondo quanto dichiarato dalla premier Meloni, queste strutture dovrebbero essere operative dal 1 agosto e accogliere fino a 3000 migranti al mese. Secondo Meloni non si stanno spendendo risorse aggiuntive ma si sta facendo un investimento. 670 milioni in 5 anni, 134 l'anno che corrispondono al 7,5% delle spese connesse all’accoglienza dei migranti sul territorio nazionale. A COSMO italiano, abbiamo chiesto a Michele Vannucchi di Openpolis, fondazione no profit che si occupa di raccolta e analisi di dati legati a temi di attualità politica che ha analizzato i costi e i benefici del modello Albania, se si tratta davvero di un investimento.

Espulsione di soggetti pericolosi

Al centro del vertice tra governatori dei Länder e governo federale, ma anche in quello dei ministri dell'Interno di Potsdam, c'era anche il tema delle espulsioni nei loro paesi d'origine di cittadini afgani e siriani che si sono macchiati di gravi delitti in Germania.

Dopo l'accoltellamento mortale di un poliziotto a Mannheim da parte di un afgano di 25 anni, lo ha promesso la ministra dell'Interno Faeser, sostenuta dal cancelliere Olaf Scholz.