Dure misure contro il dissenso tra Germania e Italia COSMO italiano 23.04.2025 21:41 Min. Verfügbar bis 23.04.2026 COSMO Von Francesco Marzano

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Dure misure contro il dissenso tra Germania e Italia

Stand: 23.04.2025, 17:48 Uhr

a cura di Francesco Marzano, Cristina Giordano e Daniela Nosari

Dai giovani attivisti pro Palestina minacciati di espulsione anche se europei, alle misure giuridiche usate contro gli ambientalisti come se fossero terroristi o criminali organizzati: la Germania sta esagerando con la repressione del dissenso? Ce ne parla Cristina Giordano. Anche il Decreto Sicurezza italiano appena entrato in vigore punisce più duramente le proteste: "si va verso l’ipercriminalizzazione", dice l'avvocato Roberto Lamacchia, presidente dei Giuristi Democratici.

Protesta pro Gaza in Germania | Bildquelle: DDP

Le proteste nelle università tedesche

In Germania è molto sentito il dibattito sulla garanzia della libertà d'espressione e di protesta pro Gaza da un lato, e la necessità di tutelare la comunità e la vita ebraica dall‘altro. Il motivo è la storia tedesca e la rielaborazione collettiva delle colpe della Germania nello sterminio degli ebrei, che fa sì che oggi gran parte dell’opinione pubblica tedesca si schieri in difesa di Israele. Le numerose proteste pro Palestina spinte dai movimenti studenteschi universitari vengono per questo represse con forza dalla polizia tedesca. Ma si fanno sempre più insistenti le critiche.

Attivisti minacciati di espulsione in Germania

Ha avuto risonanza internazionale il caso di quattro giovani minacciati di esplusione dopo aver preso parte a proteste pro Palestina a Berlino. Si tratta di un ragazzo americano, due giovani irlandesi e una giovane polacca. Anche gli attivisti europei,  pur avendo diritto alla libera circolazione in Europa, sono stati invitati a lasciare la Germania, aprendo a un dibattito sulla necessità di utilizzare simili misure per cittadini europei.

Il termine di espulsione era fissato al 21 aprile. Ma gli attivisti, secondo la conferma di un portavoce del tribunale amministrativo di Berlino non avrebbero ancora lasciato la Germania. Le comunicazioni di espulsione sono state inviate dall’ufficio di immigrazione di Berlino, ma la richiesta è partita dal Senato dell’Interno di Berlino, in un procedimento che risale a dicembre 2024 e che nel rimpallo tra le istituzioni è durato diversi mesi.

Le manifestazioni pro Palestina

I giovani minacciati di espulsione hanno preso parte a diverse manifestazioni pro Gaza tenute a Berlino, dopo la risposta militare di Israele all’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023. Inclusa, la manifestazione del 17 ottobre 2024, particolarmente violenta, in cui attivisti filo-palestinesi hanno occupato la Freie Universität di Berlino, entrando con asce, spranghe e seghe.

Le proteste sono degenerate, con 100.000 euro di danni materiali e slogan e simboli, come “From the river to the sea, Palestine will be free" o il triangolo rosso, usato dal gruppo terroristico di Hamas. Slogan e simboli considerati di incitamento all’odio in Germania, nello specifico "Volksverhetzung", e quindi vietati.

Qual è la motivazione dell’espulsione?

L'espulsione non avrebbe una base giuridica secondo diversi osservatori. Mancano infatti le condanne che li facciano ritenere una minaccia per l’ordine pubblico e di conseguenza giustificherebbero la richiesta di espulsione. Il sindaco di Berlino Kai Wegner, CDU, invece appoggia la decisione di espulsione per: “Chiunque metta in dubbio il diritto all'esistenza di Israele o glorifichi la violenza antisemita”.

La parola al tribunale amministrativo di Berlino

In un caso, tra i quattro attivisti, i giudici di Berlino si sono già espressi, confermando a un giovane irlandese di 29 anni la possibilità di restare in Germania. Nelle motivazioni – si legge, i giudici sottolineano che la libertà di circolazione in UE si può perdere solo per motivi di ordine pubblico, sicurezza o salute, una condanna penale non è peraltro di per sé sufficiente, ma deve essere presente una minaccia effettiva.

Viene inoltre sottolineato che è difficile stabilire giuridicamente se l’uso dello slogan „From the river to the sea, Palestine will be free“ rientri tra i reati previsti dal paragrafo 86 del codice penale tedesco sull’uso di emblemi di organizzazioni anticostituzionali e terroristiche.

Dibattito sulla libertà di espressione in Germania

Attivista ambientalista in Germania | Bildquelle: Laif

Accanto alle manifestazioni pro Gaza, ultima una protesta alla Humboldt Universität di Berlino in sostegno dei giovani minacciati di espulsione con l’intervento della polizia (16 aprile), ci sono le critiche al pugno duro usato anche nei confronti delle proteste ambientaliste.

In diversi casi è stata applicata la detenzione preventiva per gli attivisti ad esempio in Baviera, misura in genere utilizzata in Germania per reati di terrorismo, e “Last Generation” in diversi procedimenti viene considerata dalla procura un'organizzazione criminale.

In un caso, tuttavia i giudici hanno condannato l’uso ingiustificato di violenza da parte della polizia nel fermare un 21enne, in occasione di un sit-in di “Last Generation” a Berlino, due anni fa (20.4.2023). La polizia avrebbe usato una particolare tecnica violenta che vìolerebbe la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura.

Il Decreto sicurezza in Italia

Il 12 aprile con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale è entrato in vigore in Italia il Decreto sicurezza. Il governo Meloni utilizzando la formula del “decreto”, strumento giuridico d’urgenza, ha scavalcato la discussione politica che durava da tempo sul rispettivo disegno di legge. In questo modo è stato delegittimato il Parlamento – sostiene Roberto Lamacchia, avvocato e presidente dei “Giuristi Democratici”.

Il Decreto sicurezza introduce diversi nuovi reati, tra cui il reato di rivolta in carcere, i reati definiti “atti violenti” che riguardano proteste di ostacolo alla realizzazione di infrastrutture, la cosiddetta norma “anti-No-Tav”, i manifestanti sono puniti con la reclusione fino a un mese o la multa fino a 300 euro e tra l'altro, inasprisce le pene per chi deturpa o imbratta beni pubblici. “Si va verso una ipercriminalizzazione nei confronti di tutte le forme di opposizione” commenta Roberto Lamacchia a COSMO italiano.